13 marzo 2006

W L'ITALIA, W RICCARDO IACONA


Ieri sera, cosa assai rara per me, sono rimasta incollata alla tv per tutta la prima serata, trascurando persino mia figlia e leggendo a tempo di record la fiaba della buonanotte "e poi a nanna!"
Il programma "W l'Italia" andato in onda su Rai3 mi ha commosso, adirato, e infine anche depresso un pò. Si parlava di sfratti, di emergenza casa, di prezzi alle stelle. Si raccontava Milano, una città che io non conosco ma nella quale "ri-conosco" le stesse problematiche che sfiorano o investono molte persone anche dalle mie parti, a Roma.
Io non ho mai, ringraziando il cielo, vissuto questo dramma. Ma sono stata inquilina per una vita ed ho cambiato casa con una certa frequenza, allontanandomi negli anni dal centro della città in cui sono nata.
Quando torno dalle parti del Colosseo non riconosco più il quartiere, quello che ho vissuto giocando nei cortili insieme agli amici di strada, sotto lo sguardo poco attento di qualche madre o nonna che ogni tanto buttava un'occhiata dalla finestra e cacciava un urlo di rimprovero o di avvertimento. Ora, quegli appartamenti spaziosi ma poco luminosi si sono trasformati in uffici o in abitazioni griffate, chiusi dietro cortine di piante curate e cancelli antiintrusione. Non ci sono bambini in giro e non vedi anziani in fila alla bottega del lotto. Niente negozi di alimentari, niente latterie o cartolibrerie.

Anche i miei amici di un tempo sono tutti via, lontani e persi ai quattro angoli della città e provincia. Già a metà degli anni ottanta la maggior parte traslocava fuori porta (quelli che avevano trovato come me una casa in affitto) o molto più in là sulla linea della metropolitana fino ai castelli.

Ci siamo persi e dispersi.

Io non dimenticherò mai il disagio dei primi tempi quando, undicenne, fui tra i primi a finire a Piazza Re di Roma. Abitare da quelle parti era quasi una vergogna e le prese in giro non si contavano. Ora fa ridere, no?
Ma allora le distanze per noi si contavano a manciate di fermate da Piazza Venezia o il Circo Massimo.
Poi rapidamente la liturgia dei trasferimenti divenne consuetudine e nessuno ci faceva più caso. C'era si solidarietà, consigli e una tristezza che si spandeva sul gruppo che continuava caparbiamente a riunirsi il sabato sotto la statua di San Francesco a Piazza San Giovanni.
Ma il filo andava assottigliandosi, purtroppo.
Ricordo in particolare Gianluca (chissa che fine hai fatto caro compagno di mattine fredde alla fermata dell'85....), il suo dolore immenso quando dovette lasciare l'appartamento dove era nato per finire sulla Nomentana al chilometro chissàquanto....
Lo andai a trovare, imbarcandomi in un viaggio di autobus da capolinea a capolinea.
E quando arrivai era già buio. Lui mi mostrò da sotto casa una finestra illuminata tra molte altre in una palazzina circondata da alberi ancora giovani. C'èra un arco sulla facciata e in cielo era già alta la luna. Mi sono rimaste impresse solo queste due figure curve e la fretta con cui mi liquidò, quasi non sopportasse la mia intrusione in quella sua nuova dimensione periferica.
Fu una delle ultime volte che lo vidi, credo. Di sicuro è l'ultimo ricordo vivido e triste della nostra meravigliosa amicizia.
Che finì perchè la vita ci divide, prima o poi.
Ma anche perchè la lontananza e il non appartenere più fisicamente ad un luogo ci strappa le radici e ci allontana.
E allora non ho potuto, ieri sera guardando la trasmissione "W l'italia", trattenere le lacrime per quella donna anziana sbattuta in un condominio per vecchi, lontana dal suo quartiere fatto di gesti quotidiani e strade amiche.
Il suo volto scavato di vedova che ha perso tutti i suoi affetti e i suoi riferimenti.
Sette mesi dopo lo sfratto: dieci chili di meno e pacchi che chissà mai se finirà di svuotare....

Credo che negare di vivere con dignità gli ultimi anni di vita sia proprio come impedire ad un bambino di avere un futuro: crudele, inaccetabile e disumano.

Quindi mi auguro che lo ridiano, questo programma, un giorno o l'altro.

Così che lo possano vedere anche quelli che ieri erano su Canale 5 a godersi Amici, con il suo carico di pochezze e il suo titolo contraddittorio (visto che ogni volta che ho girato durante la pubblicità c'era qualcuno che litigava urlando...!).
Non credo che ci sia niente di male a concedersi un pò di svago dalla quotidianità rilassandosi davanti ad un programma di intrattenimento.
Non vorrei, però, che questo equivalga a spegnere il cervello e rifiutarsi di aprire occhi e finestre su quello che è la realtà.