12 marzo 2006

APPUNTI DI DOMENICA

Oggi è domenica. Una domenica di riposo dopo giorni di lavoro. Io non ho mai amato stare a casa in questo giorno. Perchè tutto è spento, immobile, noioso.
Ma cambiano i tempi. E le priorità.
Oggi ho una figlia e un marito. Che inizia a fare il padre a tempo pieno il venerdì alle 15 proprio quando io torno a lavorare nel mio meraviglioso mondo al contrario del part-time verticale. La bambina che tira fino a tardi per salutarmi e darmi la buona notte e farmi sentire in colpa per le successive due ore di insonnia. Ma il mio è un caso su tanti, dicevo......
E invece, in un'epoca come la nostra e in una città come la mia, è diventato anche un lusso poter trascorrere qualche ora in famiglia.
Io lavoro da sempre nella ristorazione e quindi sono abituata a "faticare" quando gli altri sono impegnati a decidere come trascorrere il tempo libero. E questo non mi pesa più di tanto. E' nell'ordine delle cose.
Non nego che sinao sempre state delle controindicazioni: salti mortali per organizzare un week-end tra amici o anche solo una cena tutti insieme. Togliersi gli abiti da lavoro di corsa, farsi una doccia al volo, arrivare sempre dopo gli altri, mangiare il primo mentre gli altri sono al dolce o addirittura spuntare un grappino a stomaco praticamente vuoto mentre alcuni sono già ai saluti e baci.
Si sopporta se sei la sola.
Anzi c'è un che di eroico, di comprensione negli altri che ti solleva dall'impeccabilità dell'abito o dalla tenuta del discorso. Ti è concesso lo sbadiglio, la stiracchiata, il capello spettinato e lo zainetto con la divisa sotto il tavolo.
Ma ora è diventata questa la normalità.
Sono in tantissimi quelli che lavorano a turni: call center, guardie giurate e addetti alla sorveglianza (fate il conto di quanti amici avevate che facevano questi lavori dieci anni fa e poi enumerate gli attuali), commesse nei centri commerciali, operai di ditte di pulizie, operatori di mense e molti altri ancora che non mi vengono in mente. Più i soliti: infermieri, dottori, giornalisti, volontari più o meno retribuiti nei servizi sociali, poliziotti, etc.
C'è qualcosa di perverso che logora così la vita e i rapporti personali. Che costringe le persone a frequentarsi solo tra consimili e lasciarsi dietro le persone "normali". Non solo difficoltà nella vita sociale. Ma anche moltiplicazione di bisogni: doppia macchina, doppi computer, doppie vacanze, tripli telefonini. Doppie case, anche.
E cosa resta quindi? Scampoli di tempo rubati al faticoso esercizio di equilibrismo pratico tra impegni, raccordi, incroci.
E' vita questa?
Poi c'è chi vive fuori dal mondo. Come maestra dell'asilo di mia figlia. Che ogni venerdì saluta i bambini ricordandogli i doveri del fine settimana: stare con mamma e papà, sabato il bagnetto e domenica la messa....
Beata lei.
Poveri noi.